(Foto di Klaus Hausmann da Pixabay)
Dal primo rapporto dell’Associazione Antigone sulle donne detenute in Italia emergono alcuni dati interessanti tra cui il fatto che, al 31 gennaio 2033, erano 2.392, vale a dire il 4,2% dei detenuti. Benché questa percentuale sia esigua, il sovraffollamento carcerario delle sezioni e degli istituti femminili risulta essere più alto (112,3%) di quello degli istituti penali maschili e, comunque, di quello complessivo (109,2%).
Questo dato è indice del fatto che le donne, pur essendo poche, subiscono gli effetti del sovraffollamento più degli uomini. Infatti, il malessere psichico sembra essere più intenso, come si evince dalle percentuali più alte di suicidi, di gesti di autolesionismo, di diagnosi psichiatriche gravi e di utilizzo di psicofarmaci. Ad esempio, nel 2022 gli atti di autolesionismo delle donne in carcere sono stati 31 ogni 100 donne presenti, più del doppio rispetto ai soggetti di genere maschile. Anche il tasso di suicidi risulta essere più alto al confronto: 2,2 ogni 1.000 detenute a fonte di 1,4 ogni 1.000 detenuti (cifre alte, se si considera che nella popolazione “libera” il tasso è pari a 0,07 suicidi ogni 1.000 abitanti). Inoltre, coloro che hanno una diagnosi psichiatrica grave rappresentano il 12,4% delle presenti (contro il 9,2% degli uomini), mentre quelle che fanno regolarmente uso di psicofarmaci rappresentano il 63,8% (contro il 41,6% dell’altro sesso).
Dall’indagine condotta da Antigone emergono altresì alcune indicazioni interessanti come il fatto che vi sono ancora 17 bambini di età inferiore ad un anno che vivono in carcere con le loro madri, nonostante la drastica riduzione della loro presenza durante il periodo pandemico (erano 48 alla fine del 2019).
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