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20 Gennaio 2025

Disturbi del sonno e stress in una popolazione di studenti universitari: uno studio trasversale nel periodo post-pandemia COVID-19

PSICHIATRIA

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Fascicolo 01

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Abstract Italiano

È noto che gli studenti universitari soffrono di disturbi del sonno in misura più elevata rispetto alla popolazione generale. Tra questi, gli studenti delle lauree sanitarie sono ancora più suscettibili a tali disturbi che si sono acuiti durante il periodo COVID-19. Scopo di questo studio è quindi quello di valutare i fattori di rischio dei disturbi del sonno dopo il periodo pandemico tra gli studenti di infermieristica e di medicina, la loro potenziale associazione con i sintomi e comprendere se, nella specifica categoria degli studenti di infermieristica, i turni di notte influenzino la qualità del sonno aumentando la prevalenza dei disturbi. Metodi: La popolazione comprende 202 studenti di infermieristica e 215 studenti di medicina; è stato utilizzato un questionario autosomministrato per raccogliere dati sulle caratteristiche sociodemografiche e accademiche (sesso, età, altezza, peso e anno di corso) e sui fattori di rischio per i disturbi del sonno (fumo, mancanza di attività fisica e assunzione di caffè in tarda serata). L’indagine comprendeva il General Health Questionnaire per valutare lo stress percepito e il Sleep and Daytime Habits Questionnaire per valutare i sintomi dei disturbi del sonno. Risultati: Un elevato livello di stress percepito è associato a disturbi del sonno e ad una scarsa qualità dello stesso sia negli studenti di medicina che negli studenti di infermieristica. In quest’ultima categoria, i sintomi diurni sono associati anche al fumo. I turni di notte e il loro numero crescente non risultano invece associati ai sintomi dei disturbi del sonno. Conclusioni: Anche dopo il periodo della pandemia COVID-19, i disturbi del sonno rappresentano un problema rilevante tra gli studenti universitari, poiché essi possono causare non solo un basso rendimento accademico, ma anche errori o incidenti nei corsi di laurea che prevedono tirocini.

Abstract English

It is known that university students suffer from sleep disorders to a greater extent than the general population. Among these, health degree students are even more susceptible to such disorders, which have been exacerbated during the COVID-19 period. The aim of this study is therefore to assess the risk factors for sleep disorders after the pandemic period among nursing and medical students, their potential association with symptoms, and to understand if, in the specific category of nursing students, night shifts influence sleep quality by increasing the prevalence of disorders. Methods: The population includes 202 nursing students and 215 medical students; a self-administered questionnaire was used to collect data on sociodemographic and academic characteristics (gender, age, height, weight, and year of study) and risk factors for sleep disorders (smoking, lack of physical activity, and late-night coffee intake). The survey included the General Health Questionnaire to assess perceived stress and the Sleep and Daytime Habits Questionnaire to assess sleep disorder symptoms. Results: A high level of perceived stress is associated with sleep disorders and poor sleep quality in both medical and nursing students. In the latter category, daytime symptoms are also associated with smoking. Night shifts and their increasing number are not associated with sleep disorder symptoms. Conclusions: Even after the COVID-19 pandemic period, sleep disorders remain a significant problem among university students, as they can cause not only low academic performance but also errors or accidents in degree courses that involve internships.

Abstract Français

Il est connu que les étudiants universitaires souffrent de troubles du sommeil à un degré plus élevé que la population générale. Parmi eux, les étudiants en santé sont encore plus sensibles à ces troubles, qui ont été exacerbés pendant la période du COVID-19. L’objectif de cette étude est donc d’évaluer les facteurs de risque de troubles du sommeil après la période pandémique chez les étudiants en soins infirmiers et en médecine, leur association potentielle avec les symptômes, et de comprendre si, dans la catégorie spécifique des étudiants en soins infirmiers, les quarts de nuit affectent la qualité du sommeil en augmentant la prévalence des troubles. Méthodes: La population comprenait 202 étudiants en soins infirmiers et 215 étudiants en médecine; un questionnaire auto-administré a été utilisé pour recueillir des données sur les caractéristiques sociodémographiques et académiques (sexe, âge, taille, poids et année d’études) et les facteurs de risque de troubles du sommeil (tabagisme, manque d’activité physique et consommation de café en fin de soirée). L’enquête comprenait le questionnaire sur la santé générale pour évaluer le stress perçu et le questionnaire sur le sommeil et les habitudes diurnes pour évaluer les symptômes des troubles du sommeil. Résultats: Un niveau élevé de stress perçu est associé à des troubles du sommeil et à une mauvaise qualité du sommeil, tant chez les étudiants en médecine que chez les étudiants en soins infirmiers. Dans cette dernière catégorie, les symptômes diurnes sont également associés au tabagisme. En revanche, les équipes de nuit et leur nombre croissant ne sont pas associés aux symptômes de troubles du sommeil. Conclusions: Même après la période de la pandémie de COVID-19, les troubles du sommeil constituent un problème majeur chez les étudiants universitaires, car ils peuvent être à l’origine non seulement de mauvais résultats scolaires, mais aussi d’erreurs ou d’accidents dans les cursus impliquant des stages.
[Traduit avec DeepL.com (version gratuite)]

Abstract Español

Se sabe que los estudiantes universitarios sufren trastornos del sueño en mayor medida que la población general. Entre ellos, los estudiantes de carreras sanitarias son aún más susceptibles a dichos trastornos, que se agravaron durante el periodo de la COVID-19. El objetivo de este estudio es, por tanto, evaluar los factores de riesgo de los trastornos del sueño tras el periodo pandémico entre los estudiantes de enfermería y medicina, su posible asociación con los síntomas y comprender si, en la categoría específica de estudiantes de enfermería, los turnos de noche afectan a la calidad del sueño aumentando la prevalencia de los trastornos. Métodos: La población incluyó 202 estudiantes de enfermería y 215 de medicina; se utilizó un cuestionario autoadministrado para recoger datos sobre características sociodemográficas y académicas (sexo, edad, altura, peso y año de curso) y factores de riesgo de trastornos del sueño (tabaquismo, falta de actividad física e ingesta de café a altas horas de la noche). La encuesta incluía el Cuestionario de Salud General para evaluar el estrés percibido y el Cuestionario de Sueño y Hábitos Diurnos para evaluar los síntomas de los trastornos del sueño. Resultados: Un alto nivel de estrés percibido se asocia con alteraciones del sueño y mala calidad del mismo tanto en estudiantes de medicina como de enfermería. En esta última categoría, los síntomas diurnos también se asocian con el tabaquismo. Por el contrario, los turnos de noche y su número creciente no se asocian con síntomas de trastornos del sueño. Conclusiones: Incluso después del periodo de la pandemia de COVID-19, los trastornos del sueño son un problema importante entre los estudiantes universitarios, ya que pueden causar no sólo un bajo rendimiento académico, sino también errores o accidentes en las carreras que implican prácticas.
[Traducción realizada con la versión gratuita del traductor DeepL.com]

di Michele Augusto Riva* e Michael Belingheri**


* Professore Associato di Storia della Medicina e direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

** Ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e docente responsabile dell’internato in Medicina del Lavoro presso la struttura Complessa di Medicina del Lavoro, Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori.

SOMMARIO:
1. Introduzione – 2. Materiali e metodi – 3. Risultati – 4. Discussione – 4.1. Punti di forza e limiti – 5. Conclusioni

1. Introduzione

È noto che gli studenti universitari soffrano di disturbi del sonno in misura maggiore rispetto alla popolazione generale, con il 18,5% di casi in più di insonnia[1]. Tali disturbi possono ridurre il loro rendimento accademico[2] e sono responsabili dell’insorgenza di problemi mentali, quali ansia, depressione e sintomi di burnout[3]. Inoltre, un sonno insufficiente nei giovani adulti può avere conseguenze a medio e lungo termine sulla salute, portando ad esempio ad aumenti di peso, all’affaticamento e ad una maggiore probabilità di incidenti automobilistici[4].

Gli studenti di infermieristica e di medicina sono ancora più esposti ai disturbi del sonno rispetto agli universitari in generale: infatti il 30% di coloro che frequentano tali corsi di studio ha cattive abitudini del sonno[5] e uno su quattro riferisce di soffrire di insonnia[6]. I citati disturbi sono stati associati a diversi fattori di rischio, come il fumo, il sovrappeso, la mancanza di attività fisica, l’assunzione di caffè e lo stress[7] . Diversi studi riportano un’alta prevalenza di alcuni di questi fattori di rischio tra gli studenti universitari[8]. Nel caso degli infermieri, i disturbi del sonno sono stati associati anche al lavoro a turni[9]. Esiste infatti un legame tra questo modo di organizzare il lavoro e i disturbi di cui si tratta[10], soprattutto dovuto alla perdita di sonno nei turni notturni o di quelli del mattino presto[11]. Inoltre, il lavoro a turni agisce sullo stress cardiometabolico in modo simile al sonno insufficiente e la combinazione di queste due condizioni sembra aumentare il rischio di disturbi cognitivi[12]. Non si può trascurare infine, il burnout all’inizio della carriera negli operatori sanitari, che rappresenta un ulteriore causa dei disturbi del sonno[13].

Limitando la ricerca agli ultimi anni, si evince con sensibile concordanza tra le fonti l’effettiva prevalenza nelle popolazioni esaminate di insoddisfazione per la qualità del sonno e per la conseguente presenza di sintomi diurni. Per quanto riguarda l’origine di questo problema così diffuso, un esame della letteratura sull’argomento chiama in causa il livello di stress in questi studenti, le loro abitudini nei consumi voluttuari, la prevalenza di disturbi psichici, la necessità di risvegli precoci per la partecipazione a lezioni e di addormentamento tardivo per motivi di studio. L’alta prevalenza di sintomi da stress, quali la sensazione di fatica, i disturbi del sonno, l’irritabilità e la depressione, è stata ad esempio rilevata nei lavori di Abdulghani et al e di Niemi e Vainiomäki[14].

Non è stata riscontrata una sensibile differenza tra i due sessi: piuttosto, sia nei maschi che nelle femmine si è rilevato un costante e progressivo incremento dei sintomi da stress durante il corso di studi. Anche Tempski et al hanno sottolineato come il contatto con sofferenza, dolore e dure realtà sociali influenzi la qualità di vita degli studenti di medicina, così come la frustrazione che riguarda l’insicurezza sul proprio futuro professionale. Avrebbe importanza nella genesi del disturbo anche l’eccessivo carico di studio, che lascia poco tempo da dedicare alle attività ricreative, alle relazioni sociali e al riposo: questi fattori possono, associandosi, favorire l’insorgenza di stress in questa popolazione[15].

I fattori psicologici sono stati messi in relazione con i disturbi del sonno anche da Eller et al. che, avvalendosi di un primo questionario sulla qualità del sonno e di un secondo sullo stato psicologico, evidenziano come, in un gruppo di oltre 400 studenti di medicina, il 21,9% di loro presenti ansia e il 30% sintomi depressivi. Questi disturbi venivano rilevati con maggiore prevalenza nel campione di genere femminile per cui l’ansia era significativamente correlata a risvegli notturni dovuti a incubi e a stanchezza mattutina, mentre i sintomi depressivi erano da ricondurre alla difficoltà a prendere sonno la sera, ai risvegli notturni (con incubi e attacchi di fame), alla stanchezza mattutina ed alla sonnolenza durante le lezioni universitarie. Nei maschi veniva evidenziata una chiara correlazione soltanto tra depressione e difficoltà nel prendere sonno prima di un esame[16].

Lo studio di Loayza et al ha dimostrato una maggiore prevalenza di disturbi psichiatrici tra i soggetti che soffrono di insonnia, analizzando una popolazione di oltre 300 studenti di medicina. La difficoltà nel prendere sonno e nel mantenerlo, l’addormentamento a tarda ora e la sveglia precoce sono risultati associati a disturbi psichiatrici. In particolare, la difficoltà nel mantenere il sonno è risultata prevalente soprattutto nel genere femminile, mentre l’addormentamento a tarda ora è frequente soprattutto in quello maschile[17].

Considerato il ruolo del sonno nel consolidamento dei concetti nella memoria è facile attendersi che le carenze qualitative e quantitative del sonno e la sonnolenza durante la giornata siano significativamente associate a performance diurne scadenti, con ricadute anche sui risultati degli esami universitari. La riduzione delle prestazioni universitarie è stata evidenziata negli studi di Genzel et al e di Giri et al., l’ultimo dei quali sottolinea altresì le conseguenze negative sulle relazioni interpersonali, prevalentemente nel genere maschile[18].

A differenza degli studenti di medicina, gli studenti di infermieristica devono effettuare turni di tirocinio notturno già durante il corso di studi[19]. Attualmente si discute se tali turni rappresentino un momento di apprendimento efficace, sebbene possano disturbare il sonno degli studenti[20]. Informazioni sommarie suggeriscono che i primi turni di notte nei giovani studenti di infermieristica sono ben tollerati[21] ma, nonostante la rilevanza di questo problema, mancano studi approfonditi che indaghino l’effettiva portata dei turni notturni durante il tirocinio ospedaliero nella formazione universitaria sui disturbi del sonno e sullo stress negli studenti. Disporre di dati concreti potrebbe aiutare a sviluppare interventi preventivi sul sonno e a progettare tirocini più attenti al benessere degli studenti.

Numerosi studi hanno evidenziato che i disturbi del sonno si sono acuiti durante il periodo pandemico causato dal virus Covid-19, soprattutto nella popolazione degli studenti dei corsi di laurea di area sanitaria[22].

Il presente studio desidera invece valutare la prevalenza di questi disturbi del periodo post-pandemico tra gli studenti di medicina e di infermieristica e la potenziale associazione con i sintomi e i fattori di rischio. Inoltre l’indagine intende valutare se i turni di notte influenzino o meno la qualità del sonno degli studenti di infermieristica aumentando la prevalenza dei disturbi del sonno tra di essi.

2. Materiali e metodi

Questo studio trasversale ha reclutato studenti di infermieristica e medicina presso un’università del Nord Italia. La partecipazione è stata volontaria, gratuita e completamente anonima, non essendo stati raccolti dati personali durante l’indagine. Per avere una popolazione uniforme per età sono stati coinvolti gli studenti di infermieristica di tutti e tre gli anni del corso di laurea triennale e gli studenti di medicina del secondo e terzo anno del corso di laurea magistrale. Tutti gli studenti sono stati invitati a compilare un questionario anonimo autosomministrato in prossimità di un periodo di tirocinio in ospedale.

Il questionario era composto da diverse parti e raccoglieva le caratteristiche sociodemografiche e accademiche dei partecipanti, come sesso, età, altezza, peso e anno di corso di laurea in infermieristica o in medicina e chirurgia. Una parte dell’indagine ha valutato i fattori di rischio per i disturbi del sonno: fumo, mancanza di attività fisica e assunzione di caffè a tarda serata. Lo stress percepito – un altro noto fattore di rischio – è stato valutato utilizzando il questionario validato General Health Questionnaire (GHQ-12): il sistema di punteggio utilizzato nello studio attuale è stato il metodo (0-0-1-1) e, pertanto, ogni partecipante poteva ottenere un punteggio da 0 a 12[23].

I fattori di rischio per i disturbi del sonno sono stati definiti come segue: età ≥ 25 anni, fumo (cioè consumo di 10 o più sigarette al giorno), BMI ≥ 25 kg/m2, attività fisica inadeguata (cioè due o meno giorni alla settimana) e assunzione di caffè in tarda serata. Considerando la piccola dimensione del campione della popolazione in studio, i fattori di rischio sono stati considerati come variabili dicotomiche. In particolare, abbiamo considerato come fattore di rischio il fumo di 10 o più sigarette al giorno, poiché diversi studenti hanno riferito di fumarne solo poche, ma un numero esiguo potrebbe non essere sufficiente a compromettere la qualità del sonno. Allo stesso modo, l’attività fisica inadeguata è stata definita come assenza di attività fisica o attività fisica non più di due volte a settimana. Il disagio è stato definito come un punteggio GHQ di 5 o superiore.

Poiché un altro fattore di rischio ben noto è il lavoro a turni notturni, una parte del questionario è stata dedicata alle attività di tirocinio per valutarne l’impatto sulla qualità del sonno. Questo dato è stato raccolto solamente nella popolazione degli studenti di infermieristica, dal momento che solamente questa tipologia di studenti svolge tirocini notturni durante la formazione universitaria. I dati fanno riferimento all’ultimo stage frequentato e comprendono il tipo di orario di lavoro (turni a rotazione con notte o turni fissi diurni) e la frequenza dei turni notturni per ogni tirocinio (nessuno, 1-3 notti, 4-5 notti, >5 notti). Le attività di tirocinio sono durate uno o due mesi.

La prevalenza dei sintomi di insonnia diurna e notturna e la qualità del sonno è stata valutata con il questionario Sleep and Daytime Habits Questionnaire (S&DHQ)[24], che comprende 24 domande sulla durata e sulla qualità del sonno e sulle abitudini diurne, come il tempo medio necessario per addormentarsi, il risveglio precoce e la qualità del sonno percepita. Il questionario comprende anche domande sull’andamento accademico.

I sintomi notturni comprendevano l’insonnia, il tempo necessario per addormentarsi, la difficoltà a prendere sonno durante la notte, il risveglio precoce e la difficoltà a riaddormentarsi. La qualità del sonno è stata valutata utilizzando lo stesso questionario (S&DHQ), che contiene una domanda specifica sulla qualità del sonno percepita.

I dati sono stati analizzati con il software statistico SAS (SAS Institute, NC, USA) e i valori di p-value < 0,05 sono stati considerati significativi. Le differenze tra variabili categoriche sono state testate con il test esatto di Fisher o il test χ2. È stato utilizzato anche un modello di regressione logistica. Il test di Armitage è stato utilizzato per valutare se la prevalenza dei disturbi del sonno seguisse una tendenza lineare all’aumentare del numero di turni notturni.

3. Risultati

215 studenti di medicina e chirurgia hanno compilato il questionario (215/274, tasso di risposta 79%). Le caratteristiche principali dei partecipanti sono riportate nella Tabella 1. Gli studenti provenivano dal secondo e terzo anno del corso di laurea in medicina e chirurgia: il 53% frequentava il secondo anno e il 47% il terzo anno. L’età media era di 21,4 ± 1,8 anni e la maggior parte dei partecipanti era di sesso femminile (52,6%).

La Tabella 1 riporta anche la prevalenza dei fattori di rischio per i disturbi del sonno nella popolazione in studio: il 3,3% aveva 25 anni o più, il 5,6% era fumatore (consumo di 10 o più sigarette al giorno), il 60,5% non praticava un’adeguata attività fisica, il 10,2% era in sovrappeso, il 12,6% beveva caffè a tarda sera e il 16,3% riferiva un alto livello di stress percepito (punteggio GHQ-12 ≥5).

Tabella 1. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti medicina (n = 215) – VEDI ARTICOLO IN PDF –

202 studenti di infermieristica hanno compilato il questionario (202/260, tasso di risposta 78%). Le caratteristiche principali dei partecipanti sono riportate nella Tabella 2. Gli studenti provenivano da tutti gli anni del corso di laurea in infermieristica: il 40,6% frequentava il primo anno, il 24,3% il secondo anno e il 35,1% il terzo anno. L’età media era di 22,0 ± 3,8 anni e la maggior parte dei partecipanti era di sesso femminile (70,3%). La Tabella 2 riporta anche la prevalenza dei fattori di rischio per i disturbi del sonno nella popolazione in studio: il 13,4% aveva 25 anni o più, il 27,2% era fumatore (consumo di 10 o più sigarette al giorno), il 53,5% non praticava un’adeguata attività fisica, il 13,4% era in sovrappeso, il 16,3% beveva caffè a tarda sera e il 19,8% riferiva un alto livello di stress percepito (punteggio GHQ-12 ≥5).

Tabella 2. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti infermieristica (n = 202) Tabella 1. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti medicina (n = 215) – VEDI ARTICOLO IN PDF –

I dati relativi all’associazione tra i fattori di rischio dell’insonnia e i disturbi del sonno tra gli studenti di medicina sono riportati nella Tabella 3. Un elevato livello di stress percepito (punteggio GHQ-12 ≥5) è stato associato ai sintomi notturni (p-value <0,0001), ai sintomi diurni (p-value 0,0133), alla presenza di almeno un sintomo di disturbi del sonno (p-value 0,0007) e ad una scarsa qualità del sonno (p-value 0,0011). Non è stata trovata alcuna associazione tra i sintomi dei disturbi del sonno e gli altri fattori di rischio. Tutte le associazioni relative ad un alto livello di stress percepito sono state confermate dai risultati del modello di regressione logistica (dati non mostrati).

Tabella 3. Associazione tra fattori di rischio per l’insonnia e sintomi di disturbi del sonno – studenti medicina (n = 215) Tabella 1. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti medicina (n = 215) – VEDI ARTICOLO IN PDF –

I dati relativi all’associazione tra i fattori di rischio dell’insonnia e i disturbi del sonno tra gli studenti di infermieristica sono riportati nella Tabella 4. Un elevato livello di stress percepito (punteggio GHQ-12 ≥5) è stato associato ai sintomi notturni (p-value 0,0006), ai sintomi diurni (p-value 0,0050), alla presenza di almeno un sintomo di disturbi del sonno (p-value 0,0028) e a una scarsa qualità del sonno (p-value <0,0001). I sintomi diurni erano associati anche al fumo (p-value 0,0018) e alla presenza di almeno un sintomo (p-value 0,0134). Infine, gli studenti che hanno bevuto caffè in tarda serata hanno riportato meno sintomi notturni (p-value 0,0097) rispetto agli altri. Non è stata trovata alcuna associazione tra i sintomi dei disturbi del sonno e il sesso, l’età, l’attività fisica e il BMI. Tutte le associazioni relative al fumo e a un alto livello di stress percepito sono state confermate dai risultati del modello di regressione logistica (dati non mostrati).

Tabella 4. Associazione tra fattori di rischio per l’insonnia e sintomi di disturbi del sonno – studenti infermieristica (n = 202) Tabella 1. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti medicina (n = 215) – VEDI ARTICOLO IN PDF –

La Tabella 5 mostra l’associazione tra i disturbi del sonno e il numero di turni notturni durante il tirocinio. Come già precedentemente ricordato, questa analisi è stata condotta solamente nel campione degli studenti di infermieristica. I turni notturni e il loro numero non sono stati associati ai disturbi del sonno né alla scarsa qualità del sonno tra gli studenti. In altre parole, i turni di notte durante il tirocinio non hanno influito sulla qualità del sonno dei partecipanti, così come l’aumento del numero di notti. In particolare, non è stata riscontrata alcuna differenza nella prevalenza dei sintomi dei disturbi del sonno tra gli studenti che hanno fatto i turni di notte rispetto a quelli che non avevano turni notturni. Allo stesso modo, non è stata riscontrata alcuna differenza tra gli studenti che avevano cinque o più turni di notte rispetto a quelli che ne avevano uno solo. Inoltre, non è stata trovata alcuna associazione tra il tipo di orario di lavoro (turni a rotazione con notte o turni fissi diurni) e la prevalenza dei disturbi del sonno (dati non mostrati).

Tabella 5. Associazione tra sintomi di disturbi del sonno e numero di turni notturni – studenti infermieristica (n = 202) Tabella 1. Caratteristiche della popolazione in studio – studenti medicina (n = 215) – VEDI ARTICOLO IN PDF –

4. Discussione

Gli studenti di medicina e infermieristica sono noti per l’alta prevalenza di disturbi del sonno[25], anche se pochi studi hanno indagato approfonditamente il tema in questa popolazione e, in particolare modo, negli studenti di infermieristica, soprattutto dopo il periodo pandemico. Abbiamo esaminato la prevalenza dei fattori di rischio per i disturbi del sonno e abbiamo scoperto che l’attività fisica inadeguata e il fumo erano i più frequenti. Studi precedenti sui comportamenti a rischio tra gli studenti avevano già confermato l’alta prevalenza di inattività fisica e fumo tra di essi[26].

All’interno della popolazione analizzata, si sono indagati i principali fattori di rischio che la letteratura internazionale correla all’insonnia (tabagismo, consumo di caffè, sedentarietà, sovrappeso, età e stress percepito). In particolare si segnala la significativa frequenza, nella popolazione studentesca presa in considerazione, di alcuni fattori di rischio. La prevalenza di livelli di stress elevati nell’intero campione di studenti è risultata pari quasi a un quinto di entrambe le popolazioni senza, però, che si identificassero differenze significative tra studenti medici ed infermieri né tra i diversi anni di corso. Studi analoghi condotti con il medesimo strumento (GHQ-12) su popolazioni di operatori sanitari adulti che lavorano all’interno di ospedali italiani hanno, comunque, evidenziato percentuali analoghe (circa il 25% di soggetti positivi al questionario), comunque più alte rispetto a quelle della popolazione generale. Pur consapevoli dei limiti dei risultati ottenuti dal questionario GHQ-12, si può ipotizzare che gli studenti delle lauree sanitarie presentino, già durante gli anni di studio, i medesimi livelli di stress della popolazione ospedaliera. Non sono, però, al momento disponibili a livello italiano studi con il GHQ-12 su studenti frequentanti altri corsi di laurea e pertanto non è possibile effettuare confronti a riguardo e stabilire se i corsi delle lauree sanitarie determinino maggiori livelli di stress rispetto ad altri corsi di laurea, come invece evidenziato nella letteratura internazionale.

Differenze significative tra le due popolazioni studentesche (medici ed infermieri) sono state evidenziate per altri due fattori di rischio per l’insonnia, il tabagismo e la sedentarietà: più della metà degli studenti di infermieristica (53,5%) presenta come fattore di rischio la sedentarietà, parametro che risulta invece più basso (anche se comunque rilevante) tra gli studenti di medicina (39,5%). Ancora più rilevante la differenza tra i due corsi di laurea per quanto riguarda il fumo di sigaretta: i fumatori rappresentano il 27,2% degli studenti di infermieristica (percentuale coincidente con i dati ISTAT), mentre solo il 5,6% di quelli di medicina.

Per quanto riguarda il sovrappeso (BMI ≥ 25), risulta molto contenuto in entrambe le popolazioni attestandosi intorno a percentuali del 10%. Un altro fattore di rischio indicato dalla letteratura come importante per lo sviluppo di insonnia è l’età del soggetto. Rispetto a studi analoghi[27] , la percentuale di soggetti con un’età superiore ai 25 anni è risultata, in entrambe le popolazioni, abbastanza contenuta, senza significative differenze tra infermieri e medici.

La percentuale di disturbi del sonno risulta molto alta nell’intero campione: infatti, gli studenti che presentano sintomi notturni (quali un tempo di addormentamento superiore ai 30 minuti, la difficoltà a prendere sonno per più di tre volte a settimana e il risveglio precoce associato a difficoltà di ri-addormentamento) sono il 16,6%, mentre i sintomi diurni come sonnolenza diurna e stanchezza al risveglio hanno in questa popolazione una prevalenza del 49,6%. Gli studenti che presentano almeno uno tra i disturbi diurni e notturni sono oltre la metà. Anche la qualità del sonno risulta compromessa in molti studenti, che la riferiscono “scarsa” o “molto scarsa” nel 10% dei casi. Non sono state evidenziate differenze significative tra i diversi anni all’interno dei singoli corsi ma si è registrata prevalenza significativamente maggiore di sintomi diurni tra gli studenti di medicina rispetto a quelli di infermieristica. Tali risultati sono in linea con quanto già evidenziato in studi analoghi[28], confermando, anche nel nostro Paese, la presenza rilevante di questa problematica, spesso sottovalutata, tra gli studenti delle lauree sanitarie.

Uno dei nostri risultati principali è stata l’associazione tra lo stress percepito – misurato attraverso il GHQ-12 autosomministrato – e i sintomi dei disturbi del sonno: esso è risultato l’unico fattore di rischio associato a tutti i sintomi ed alla scarsa qualità del sonno sia negli studenti di infermieristica che negli studenti di medicina. Il consumo di tabacco è stato associato ai sintomi dei disturbi del sonno, soprattutto a quelli diurni, solo negli studenti di infermieristica. Questo risultato è paragonabile ai risultati ottenuti da studi analoghi sul personale sanitario[29]. Sorprendentemente, sempre tra gli studenti di infermieristica, il gruppo di studenti abituati a bere caffè in tarda serata ha riportato una minore prevalenza di sintomi notturni rispetto agli studenti che non bevevano caffè. Questo risultato è incoerente con gli studi precedenti, poiché è noto che la caffeina ha un sostanziale effetto disregolatorio sul sonno[30]. La consapevolezza dell’impatto della caffeina potrebbe spiegare il risultato apparentemente paradossale: è probabile che gli studenti che soffrono di disturbi del sonno evitino l’assunzione di caffè in tarda serata, proprio perché si tratta di una sostanza notoriamente assunta per rimanere svegli.

Uno degli obiettivi dello studio era valutare l’’impatto dei turni notturni sulla prevalenza dei disturbi del sonno e sulla qualità del sonno tra gli studenti di infermieristica. In questo studio, il tirocinio che prevede turni notturni non è stato associato a sintomi di disturbi del sonno o a una scarsa qualità del sonno. Inoltre, il numero crescente di turni notturni durante il tirocinio non sembra avere avuto un impatto significativo sul sonno degli studenti. Questi risultati sono in contrasto con la letteratura, poiché diversi studi sui lavoratori hanno dimostrato che i turni notturni possono contribuire allo sviluppo di sintomi legati all’insonnia e di alterazioni biochimiche/endocrine rilevabili[31]. Tuttavia, uno studio precedente su un piccolo gruppo di partecipanti riportava che la prima esposizione al lavoro a turni, compresi quelli notturni, non ha un impatto rilevante sulla qualità del sonno tra i giovani studenti di infermieristica[32]. L’elevata motivazione degli studenti durante il tirocinio, la loro giovane età e la conseguente notevole resilienza alla deprivazione di sonno, nonché la breve durata del tirocinio (uno o due mesi) probabilmente limitano lo sviluppo di disturbi del sonno. Inoltre, il numero ridotto di turni notturni potrebbe non essere sufficiente a causare disagio e disturbi del sonno in questa giovane popolazione.

Sebbene il lavoro notturno non sia associato a disturbi del sonno tra i giovani studenti, è essenziale considerare i fattori di rischio individuali e le abitudini modificabili in questa popolazione, poiché saranno esposti a lungo al lavoro a turni notturni durante la loro carriera. Come già evidenziato in precedenza, nella popolazione di studenti di infermieristica, circa uno studente su due ha riferito un livello inadeguato di attività fisica e circa uno su quattro era fumatore. Alcune condizioni, come l’abitudine al fumo, l’attività fisica insufficiente e altre abitudini, sono note come fattori di rischio per i disturbi del sonno e dovrebbero essere prese in considerazione e affrontate per migliorare la qualità del sonno e prevenire i disturbi nei lavoratori turnisti. Inoltre, una scarsa qualità del sonno può essere associata ad altre problematiche di salute, croniche nel lungo periodo.

4.1 Punti di forza e limiti

Il limite principale di questo studio consiste nell’utilizzo di un questionario autosomministrato, in cui i partecipanti potrebbero minimizzare l’entità dei loro fattori di rischio o sintomi. Tuttavia, l’indagine era anonima e la partecipazione era volontaria: per tale ragione gli studenti hanno probabilmente risposto onestamente. Inoltre, il tasso di risposta è stato elevato (78-79%) e quindi i risultati possono essere considerati rappresentativi e attendibili. Ciò nonostante, un campione di dimensioni maggiori potrebbe migliorare i risultati e ridurre l’eventualità di risultati casuali. Un altro limite dello studio è stato il disegno trasversale, che non ha permesso di valutare se l’effetto dei potenziali fattori di rischio si sia manifestato in un lungo periodo di tempo o dopo un certo periodo di latenza. La breve durata del tirocinio e il numero ridotto di turni notturni in cui gli studenti sono stati coinvolti possono aver posto altri limiti. Sebbene l’indagine sia stata condotta in stretta prossimità temporale con il periodo di tirocinio in ospedale, non abbiamo raccolto il numero esatto di giorni tra la fine del tirocinio e l’intervista. Per questo motivo, non siamo stati in grado di valutare eventuali differenze nella prevalenza dei sintomi a seconda di quanto tempo prima dell’intervista gli studenti avessero svolto l’ultimo tirocinio. Infine, non abbiamo valutato il cronotipo dei partecipanti, che potrebbe aver influenzato la resilienza alla privazione di sonno e la tolleranza alla caffeina.

5. Conclusioni

Nell’analisi dei disturbi del sonno tra gli studenti nel periodo successivo alla pandemia COVID-19, il nostro studio ha evidenziato che lo stress rappresenta il principale fattore di rischio associato a tali problematiche. Anche se nel nostro studio i turni di notte non sembravano influire sulla qualità del sonno degli studenti di infermieristica, i disturbi del sonno rappresentano un problema importante per gli studenti universitari e ancor più per quelli del settore sanitario. La presenza di sintomi diurni è particolarmente preoccupante, in quanto rappresenta un fattore di rischio critico per errori e incidenti, che possono costituire una minaccia non solo nell’ambito della futura attività lavorativa, ma anche per lo studente impegnato in tirocini a causa della presenza di rischi biologici in tali ambienti. Inoltre, i sintomi diurni possono portare a errori durante il tirocinio – come ad esempio nella somministrazione di farmaci – con rischi per i pazienti. Inoltre, è essenziale considerare la relazione tra rendimento accademico e disturbi del sonno, ovvero il circolo vizioso tra basso rendimento accademico percepito, stress dello studente e disturbi del sonno.

Pertanto, è auspicabile che i formatori degli studenti e i medici del lavoro prendano in considerazione il ruolo potenziale dei disturbi del sonno tra gli studenti di infermieristica, attuando strategie per prevenire, individuare precocemente e gestire i fattori di rischio e i sintomi durante la sorveglianza sanitaria. Gli studi futuri dovranno approfondire l’associazione tra turni notturni e disturbi del sonno negli studenti di infermieristica e tra fattori di rischio, abitudini e disturbi del sonno, possibilmente attraverso uno studio longitudinale.

Bibliografia

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note

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Adolescenze – Rivista Transdisciplinare
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