In occasione della ricorrenza della festa della donna, Fulvia Prever, attuale Presidente della Fondazione Varenna, a valle di una intervista rilasciata ad Elena Inversetti e pubblicata su Vita effettua un’ulteriore riflessione sulla salute femminile che, ovviamente, può riguardare anche le giovani donne e le bambine.
“Mentre il mondo celebra il 30° anniversario della Dichiarazione di Pechino e della Piattaforma d’azione sulle donne (Organizzazione Mondiale della Sanità), i progressi sulla parità di genere nella cura della salute femminile sono davvero troppo lenti. Le donne, le ragazze, le bambine hanno esigenze sanitarie distinte e mutevoli in diverse fasi della loro vita e l’assistenza dovrebbe essere di facile accesso, equa e personalizzata per soddisfare le esigenze e le circostanze uniche di ognuna.
Uomini e donne mostrano attitudini e abilità diverse, provano emozioni diverse in risposta ai fattori ambientali e agli stimoli sociali, subiscono fattori di stress specifici (violenza di genere) e mostrano una diversa suscettibilità allo stress, alle malattie fisiche ma anche a quelle mentali: finalmente un numero sempre crescente di studi ha sottolineato l’importanza delle differenze di genere sia nella salute mentale che nelle dipendenze comportamentali : una donna che soffre può adottare un comportamento di dipendenza non da sostanza come sistema di coping, ritrovandosi poi invischiata in un problema ancor più grande.
Quando le donne stanno bene, anche le loro famiglie prosperano, la loro sofferenza ha invece un forte impatto negativo sulla famiglia, sui figli minori e adolescenti e la società stessa.
Per creare sistemi sanitari realmente equi ed efficaci, le donne devono essere in prima linea, non solo come caregiver, ma anche come leader e decisori di politiche sensibili al genere, a garanzia di investimenti nella ricerca sulla salute delle donne
È tempo di un approccio reale e mirato alla salute femminile, come fondamento dell’uguaglianza di genere e prevenzione del disagio giovanile.
Dobbiamo andare oltre le parole!”
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