Tagli, ferite, bruciature di sigarette sul corpo, abbuffate alcoliche e/o alimentari. Sono solo alcuni dei più comuni atti di autolesionismo che si registrano tra gli adolescenti di oggi. Atti che, purtroppo, sono in costante aumento e che ci mostrano un “mondo” complesso e sofferente che coinvolge ragazzi e ragazze tra i 13 e i 17 anni.
Ma questo non è tutto. Come sottolinea la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il 10 settembre di ogni anno, aumentano anche i comportamenti suicidari. Sono, infatti, circa il 27% in più, rispetto al periodo pre Covid-19, i ragazzi e le ragazze che presentano pensieri inerenti al suicidio o mettono in atto tentativi di suicidio. La situazione è drammatica: nonostante l’Italia sia uno dei Paesi con il tasso più basso al mondo, il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 24 anni.
Secondo Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù di Roma, «siamo di fronte ad una vera e propria emergenza psichiatrica»: in ospedale, nell’ultimo anno, si sono registrati 387 casi per tentato suicidio e ideazione suicidaria. L’età media di questi pazienti è 15 anni e il 90% è costituito da ragazze. Inoltre, ogni giorno, almeno 4 tra bambini e ragazzi accedono in emergenza per problematiche mentali. I ricoveri nel reparto protetto di Neuropsichiatria, dove vengono gestiti i casi più complessi, hanno registrato un incremento delle presenze e il 70% di queste ospedalizzazioni ha riguardato casi di ideazione suicidaria o di tentato suicidio.
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