Adolescenze – Rivista Transdisciplinare –
Fascicolo 01
Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 52 del 27 aprile 2023.
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27 Gennaio 2025Vittime dei crimini e delle menzogne russe
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Abstract Italiano
Numerosissimi sono i bambini ucraini che dall’inizio del conflitto sono stati deportati in Russia con la forza. Molti di loro sono stati internati in istituti di “rieducazione” il cui ruolo è quello di indottrinarli e trasformarli in futuri soldati. Sebbene tale pratica sia già valsa a Putin un mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Corte Penale Internazionale, la Russia ha diffuso falsità spesso riprese dalle testate giornalistiche italiane.
Abstract English
Numerous Ukrainian children have been forcibly deported to Russia since the beginning of the conflict. Many of them have been interned in ‘re-education’ institutions whose role is to indoctrinate them and turn them into future soldiers. Although this practice has already earned Putin an international arrest warrant issued by the International Criminal Court, Russia has spread falsehoods that are often reported in Italian newspapers. [Translated with DeepL.com (free version)]
Abstract Français
De nombreux enfants ukrainiens ont été déportés de force en Russie depuis le début du conflit. Beaucoup d’entre eux ont été internés dans des institutions de “rééducation” dont le rôle est de les endoctriner et d’en faire de futurs soldats. Bien que cette pratique ait déjà valu à Poutine un mandat d’arrêt international émis par la Cour pénale internationale, la Russie a répandu des mensonges qui sont souvent repris dans les journaux italiens. [Traduit avec DeepL.com (version gratuite)]
Abstract Español
Numerosos niños ucranianos han sido deportados a la fuerza a Rusia desde el comienzo del conflicto. Muchos de ellos han sido internados en instituciones de “reeducación” cuya función es adoctrinarlos y convertirlos en futuros soldados. Aunque esta práctica ya le ha valido a Putin una orden de detención internacional emitida por el Tribunal Penal Internacional, Rusia ha difundido falsedades que a menudo aparecen en los periódicos italianos. [Traducción realizada con la versión gratuita del traductor DeepL.com]
di Giorgio Provinciali*
Negli ultimi ventidue mesi 19.546 bambini ucraini sono stati strappati con la forza o con l’inganno alle proprie famiglie dal regime criminale di Vladimir Putin per essere deportati in Russia. Secondo quanto ufficialmente verificato dal Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino), Mosca ne avrebbe finora restituiti solo 387.
Più di 700.000 minori sono attualmente tenuti in ostaggio dai russi nei territori dell’Ucraina da loro illegalmente occupati; dunque, è probabile che il numero di quelli “rubati” sia infine enormemente maggiore di quanto sinora confermato.
Secondo il laboratorio di ricerca HRL (Humanitarian Research Lab) della Yale School of Public Health, almeno 6.000 di quei bambini sono già stati internati in 43 istituti di “ri-educazione” per rientrare nel progetto Junarmia, di cui Putin ha ordinato personalmente la fondazione.
Si tratta di un’organizzazione paramilitare finanziata e sostenuta dal Ministero della Difesa della Federazione Russa, il cui compito principale è quello di reclutare ed addestrare giovani d’età compresa fra i 4 mesi e i 17 anni allo scopo d’indottrinarli plasmando futuri soldati.
Stando ai dati ufficiali visibili sul sito ufficiale dell’aberrante programma, Junarmia conta oggi un milione d’associati. Ai ragazzini coltivati in quei campi “rieducativi” sin dall’età prescolare vengono instillati i (dis)valori fondanti del regime, ispirati al delirio ideologico di Aleksandr Dugin – spesso ospite dei salotti televisivi italiani – e le basi di tecnica militare. La novella Hitlerjugend in salsa rascista[1] insegna così i rudimenti del combattimento corpo a corpo, a lanciare granate, ad applicare tourniquet, a simulare attacchi coordinati e operazioni di copertura.
L’obiettivo delle figure federali, regionali e locali russe impegnate a gestire, promuovere e giustificare politicamente il progetto è di far fruttare i 185 milioni di dollari ad esso destinati per reclutare almeno 600.000 bambini entro i prossimi 4 anni.
Immagini satellitari ad alta definizione, geolocalizzazione e riferimenti incrociati ad alcuni siti web hanno consentito ai ricercatori di Yale di definire una mappa di questi “campi di russificazione”, che ufficialmente sono inquadrati nel “programma d’integrazione” con cui Mosca afferma di voler preparare i bambini ucraini alla vita nella società russa: una dozzina di essi si troverebbe sul Mar Nero, sette sarebbero nella Crimea illegalmente annessa nel 2014 e due in Siberia; i restanti risultano dislocati nelle zone centrali dell’Asia, fino all’oblast’ di Magadan e all’estremo Oriente.
Molti genitori che ho intervistato in Ucraina hanno denunciato d’esser stati costretti, sotto minaccia – anche armata – e in violazione d’ogni diritto, ad acconsentire al trasferimento dei propri figli in “campi vacanza” rivelatisi poi di “russificazione”, come quelli di Artek, Medvezhonok, Luchistyj e Orlyonok, dove i loro piccoli sarebbero poi stati trattenuti a tempo indeterminato. Le disposizioni in materia di rimpatrio dei minori imposte dal regime sono infatti stringenti al punto d’impedire de facto ai genitori di riavere i propri figli. Alcuni sono riusciti a riabbracciarli solo in seguito a ripetute richieste corroborate dall’impegno attivo di svariate Organizzazioni umanitarie ed unicamente a patto d’andare essi stessi a riprenderseli in Crimea.
Il passo successivo per quei minori che non riescono a riunirsi ai propri genitori è essere arruolati nelle Mger, le “giovani guardie” istituite dal partito di Putin “Russia Unita” (tuttora gemellato in Italia con la Lega di Matteo Salvini) che – come confermato dai servizi speciali ucraini poco dopo una mia inchiesta – parteciparono alle operazioni di smistamento di quei poveri civili ucraini che da Mariupol’ furono inviati verso i “campi di filtrazione”.
L’ultima release del report stilato dall’HRL, rilasciata lo scorso 16 novembre, evidenzia inoltre il coinvolgimento della Bielorussia in questo ignobile mercimonio di minori: i ricercatori di Yale hanno dimostrato infatti che 2.442 bambini ucraini d’età compresa fra 6 e 17 anni sono stati illegalmente deportati in almeno 13 strutture predisposte in Bielorussia in attesa d’essere “rieducati” – cioè russificati – nella Federazione Russa.
Secondo la ricerca, il dittatore bielorusso Aliaksandr Lukashenka avrebbe supervisionato e diretto di persona il movimento dei bambini dall’Ucraina alla Bielorussia e così la loro “rieducazione” e l’addestramento militare, cofinanziando personalmente l’intera operazione in coordinamento diretto con Vladimir Putin.
Il comitato investigativo e il Ministero dell’Istruzione delle autoproclamate “repubbliche” di Luhansk e Donetsk (LPR e DPR) si sarebbe occupato d’identificare e prendere di mira i bambini dell’Ucraina occupata al fine di inviarli alle varie strutture in Bielorussia, dove sarebbero stati accolti da personaggi pubblici come il paralimpico Aliaksei Talai e la sua fondazione di “beneficenza”, Olga Volkova e la sua organizzazione “Dolphins” o il produttore della JSC Belaruskalij, oltre a non ben precisati club di militanti ultranazionalisti del regime.
Come ho evidenziato in un mio recente articolo pubblicato dal quotidiano italiano “La Ragione”, quest’agghiacciante scoperta non solo riprova il coinvolgimento diretto della Bielorussia nei crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina ma costituisce anche l’ennesima conferma del fatto che il mercimonio di bambini è la più depravata forma di deumanizzazione da parte delle dittature.
Sebbene tale pratica aberrante sia già valsa a Putin e a Maria Lvova Belova[2] un mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Corte Penale Internazionale, ciascuno di quei bambini “rubati” continua ad essere mercanteggiato alla stregua di un prodotto commerciabile necessario a sostenere il malvagio disegno imperialista russo.
Per il criminale seduto al Cremlino la sua vita non vale più d’un colpo d’artiglieria, come dimostra la carne da cannone da lui impiegata in Ucraina in stock da 1.000 unità al giorno.
Di fronte a questo scempio immane, in Italia c’è stato chi ha pensato bene di condurre un’inchiesta su quei bambini a cui invece ora è consentito rimpatriare in Ucraina dopo esser stati temporaneamente ospitati in Italia.
“Il Fatto Quotidiano” ha paventato, infatti, un loro impiego al fronte in seguito al rimpatrio, laddove invece i provvedimenti presi dalla Verkhovna Rada in materia di mobilitazione sono molto chiari ed escludono il richiamo alle armi d’individui maschi d’età inferiore ai 28 e superiore ai 60 anni. Ignorando tutto ciò, il quotidiano diretto da Marco Travaglio ha inoltre definito l’Ucraina come uno Stato «terrorista», «infestato dai nazisti», «corrotto fino al midollo ed economicamente fallito», «che ha ben poco di democratico», gestito da un «mediocre comico» che auspica sia processato in quanto «criminale di guerra» e «manovrato dai criminali della Nato».
Per chi – come me – da anni vive ogni giorno le conseguenze della criminale aggressione russa all’Ucraina, tutto ciò è inaccettabile. Lo Stato terrorista è quello che ha disseminato nei luoghi in cui viviamo 250.000 km2 d’esplosivi, tanto da rendere questo Paese il più grande campo minato al mondo. Vittime di quelle mine e del terrorismo russo sono anche e soprattutto i bambini. Come quelli in attesa d’una protesi o quelli in riabilitazione, che ho visitato personalmente nella clinica “Unbroken” di Lviv, o come quelli che i criminali strappati dalle carceri e inviati da Putin in Ucraina hanno stuprato, torturato e mutilato a Bucha.
Mi trovavo lì quando sedicenti esperti e giornalisti italiani mettevano perfino in dubbio la veridicità dei cadaveri stesi a terra di fronte a me, ipotizzando fossero in realtà attori o manichini. Non conto neanche più le volte in cui mi sono trovato di fronte alla scritta «ДЕТИ» («BAMBINI») sapendo che oltre quella supplica – scritta nella loro lingua – i russi hanno massacrato migliaia di poveri angeli.
Come fecero a Mariupol’ bombardandone il teatro drammatico e uccidendo così 600 persone o come è accaduto ad ogni cancello crivellato di colpi, nonostante quella parola fosse verniciata a caratteri cubitali, che ho trovato a Irpin’, Hostomel’, Bucha e nelle innumerevoli città in cui sono stato.
Conservo ancora un orologio che mi regalò una delle bambine stuprate a Bucha, di fronte a una delle innumerevoli pile d’automobili bruciate in cui i russi trucidarono famiglie intere d’ucraini in fuga dalla barbarie rascista. Conservo le foto scattate a uno di quei giornali diffusi dai russi nei territori da loro occupati dell’Ucraina, in cui viene stravolta la realtà presentando ai lettori le ragioni secondo cui l’Ucraina sarebbe russa per esisti di battaglie mai avvenute e notizie false.
Debbo dire che non li trovo troppo diversi dai titoli riportati su certa carta straccia venduta in Italia. Conservo il ricordo d’uno dei libri di testo usati nelle scuole russe e nei territori occupati per insegnare la Storia ai bambini: in esso viene negata l’esistenza di Taras Shevchenko e del patto Molotov-Ribbentrop ma viene esaltata la cosiddetta «operazione militare speciale» con cui Putin intenderebbe «denazificare» l’Ucraina.
Conservo la matita spuntata con cui un bambino internato nel gulag di Yahidne disegnò girasoli ucraini e angioletti sui muri della sua prigione e anche l’origami lasciato a terra da un bimbo nella scuola elementare di Zhytomyr, bombardata coi missili Iskander partiti dalla Bielorussia. Il libro accanto aveva le pagine macchiate di sangue.
I bambini sono le prime vittime dei crimini ma anche delle menzogne russe, che vengono diffuse da chi oggi non ha coscienza ma domani sarà chiamato a rispondere di fronte alla Storia.
>>> Per scaricare il fascicolo 1 della Rivista, pubblicato il 1 settembre 2024, clicca qui.
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note
* Giornalista professionista.
[1] “Rascismo” è un neologismo già presente in almeno una trentina di lingue. Nasce dalla fusione tra Russia e fascismo. In inglese è rushism, in italiano è “rascismo” oppure “ruscismo”. Il vocabolo è ormai di uso comune in Ucraina tanto da poter essere ascoltato durante l’intervista a un sindaco o nel dialogo con la gente. È sinonimo di crimini di guerra, di volontà d’annientamento. Ne deriva anche la parola “rascista”. Ormai i russi non sono più i “russi” ma i “rascisti”. (cfr. Gambassi G., Ucraina. Dal tabù della pace al «rascismo»: così la guerra cambia la lingua, Avvenire, 15 aprile 2023).
[2] Commissaria per i Diritti dei Bambini della Federazione Russa in carica dal 2021.
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